Chi è il carpintero?

Capplegnami_Baires_Carpintero

Il carpintero e l’odalisca. 22 – Il sogno – pensando all’odalisca – il cellulare fantasma – la lettera mai scritta – i tre fondamenti.

Un numero al giorno… prima o poi ce la dovrei fare….
Me l’hai mai chiesto…?

– Sei al lavoro…?! Laboratorio aperto, in funzione… che è successo? Non avrei dato un peso per trovarti qui…
– Sto uscendo… se ti va ci beviamo un caffè veloce… poi vado.
– Cabrales o Segafredo?
– Non ho molto tempo… todo bien?
– Dove devi andare?

– Un lavoretto da poco, qui vicino, non più di due ore… ho promesso, è la terza volta che gli dò buca.
– È una tua specialità, lo sanno tutti… Allora… Cabrales?
– Però non te lo servono assieme al bicchiere di spremuta…
– Vada per il Segafredo argentino da Bastiano, è migliore di quello italiano, facciamoci una quadra in più, anche i suoi dolcetti sono speciali.

Capplegnami_Baires_Laboratorio_01

Il sogno

– Stanotte ho sognato.
– Di solito che fai…? Vegli…? Me lo dici stupito, come uno che si è appena fatto un viaggio da un emisfero all’altro. Per una settimana: la notte è giorno e il giorno è sempre.
– No. Dormo senza sognare, o meglio… sogno senza ricordare.

Continua a leggere

Mercato Villa Dominico

5.0 – Quarto giorno, domenica – Mercato Villa Dominico – Cartagine.

Balli?
Si certo, così mentre io ballo ti potrai sedere al mio posto e riposare…
Immagino che stare fermo tutta la serata in piedi, non sia piacevole, vero?…

Il tango ha donato a Buenos Aires il privilegio di essere la città più bella della Via Lattea.
Oggi, come prima tappa, un nuovo mercato. Ci si è dentro già all’uscita del treno: la banchina è così colma di gente e di cose che per scendere siamo costretti a metterci in fila e attendere che in qualche maniera la “marea” defluisca.

Mentre aspettiamo in piedi sul corridoio, osservo dal finestrino. I corpi di quelli scesi, mescolati a quelli che lì già stavano, a tentare una vendita, hanno otturato del tutto il vano scale che porta al sottopasso. Un ingorgo impressionante, mai visto. Mi spavento. 
Amedeo però mi rassicura, dice che è normale di domenica: in ogni caso mi raccomanda di tenere le mani in tasca, stringendo tutto quello che ci sta dentro.
Ben poco – penso fra me e me – non sapendo se ciò possa essere un bene o un male – in ogni caso non possono rubarmi nulla.

Da una parte i binari, dall’altra, con una vecchia rete di metallo arrugginito a fare da divisorio, un “ex” parco pubblico in abbandono, sorta di terra di nessuno fra due stati confinanti in perenne contrasto. 
A fianco un’enorme distesa, informe, colma di ogni genere di creature animali, più o meno domestiche, presenti sul pianeta. Tipo arca di Noè, senza l’arca.

Gli animali in mostra e in vendita sono frapposti a banchetti di Fred Perry taroccate eppur di pregevole fattura, mutande tecniche, tovaglie di pizzo spagnoleggianti, e quintali di modernariato di ogni tipo e provenienza, ecc.

Un mercatino che si estende a perdita d’occhio, una moltitudine umana così compatta da parere immobile. Sono circondato e spinto da ogni lato, impossibile avanzare. Ci si ferma di continuo ogni due tre metri, in attesa paziente e soffocante che il flusso della gente, per chissà quale miracolo della fisica dinamica, riprenda a muoversi.

Questo posto che si chiama Villa Dominico, assomiglia ad uno sterminato campo profughi. A mio parere nulla potrebbe invogliare a venirci. Eppure io, noi, non so come, ci siamo dentro. È pazzesco: faccio cose che non avrei mai voluto fare. Non capisco, non mi spiego perché. Quale peccato avrò mai commesso tale da autoinfliggermi una penitenza così esagerata?
Finalmente, dopo due ore, usciamo da questo Sodoma e Gomorra dei giorni nostri.

Ci aspettano circa trentacinque minuti di tortura su un autobus. Ne approfitto per guardare ancora BA dal finestrino. I miei occhi si perdono e con essi anche la mente se ne va per conto suo. In breve giungo alla conclusione che questa città, a parte qualche barrio nei pressi del centro, andrebbe completamente rasa al suolo, spargendovi sopra abbondante sale – come si fece a suo tempo con Cartagine. Gli abitanti andrebbero dispersi lungo l’immensa pampa e ivi lasciati allo stato brado, in attesa che l’evoluzione naturale faccia di nuovo la sua selezione.

Link: San Pedro Telmo 5.1