Dieta Musicalizador & Co. Seconda parte

… Continua dalla Prima parte… 

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29.4 – Dieta… secondo comandamento – In pellegrinaggio per un saluto – Pregi e difetti – Dieta… terzo comandamento – Vademecum home made – Dieta… non mangiare… bere! – Buenos Aires e la Via Lattea.

Pensavo a qualcosa di meglio…
Più che sul tango, è sulla libertà…

Dieta… secondo comandamento

Non è mai consigliabile resistere alle tentazioni della gola, nemmeno per chi voglia dimagrire. Alla lunga, tentazioni non soddisfatte generano stress mentali e corporali permanenti, con picchi depressivi da una parte e inevitabili ricadute fameliche dall’altra. Nel breve e temporaneamente potrebbe anche funzionare, a lungo termine invece i chili in surplus non si conteranno e tale condizione sarà cronica e inattaccabile.
Meglio sarebbe evitarle, scansando il loro nefasto influsso. Come?

Una possibile soluzione, sarebbe quella di liberarsi delle riserve di cibo, che ingombrano a tal punto le cambuse di tutte le case, manco si fosse sull’orlo di una imminente carestia.
Mantenersi in linea, con la casa piena di cibo è molto difficile se non impossibile. In genere i nostri corpi ingrassano dentro le mura domestiche, il luogo più adatto per un lento e inesorabile disfacimento, al riparo da occhi estranei. Ingurgitarsi dentro casa dà la tranquillità di non essere visti, anche se poi nessuno può illudersi di nascondere al resto del mondo, pancia, fianchi e doppi menti fuori misura.

Fare la spesa una sola volta per tutta la settimana è sbagliato. Non è pensabile impegnarsi a dimagrire con i pensili e le madie costantemente stracolmi.

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Azzarderei pertanto che il secondo comandamento per chi desideri dimagrire o non ingrassare, è tenere frigo e dispense vuoti, semivuoti: lo stretto necessario per un giorno o due, optando per i freschi e lasciando confezionati, insaccati, sotto vetro e conservati vari, sugli scaffali. Con poco o niente da mangiare in casa, le tentazioni che quotidianamente e implacabilmente ritornano, resteranno pii desideri, a cui sarà facile rinunciare, visto che non ci sarà alcunché per appagarle. Mantenersi a debita distanza dalle taglie con la doppia x davanti, non sarà più un’utopia o una speranza.

In pellegrinaggio per un saluto

Una delle prassi più curiose che si possono assistere in milonga è l’abitudine di molte persone, sopratutto mujeres, di recarsi alla postazione del musicalizador per porgere un deferente saluto. Questo rituale avviene subito, una volta all’interno del locale, ancor prima di trovare un posto dove mettersi. I milongueros, in tipica postura da inchino cortado, quasi non volessero farsi notare, si presentano defilati e alla spicciolata davanti al banchetto del musicalizador e porgono la propria mano in segno di rispetto e ammirazione. Mancherebbe solamente la genuflessione. Molti si sentirebbero in animo e in dovere di farla, ma ancora, che si sappia, nessuno ha mai avuto sì tanto coraggio.

Il musicalizador da parte sua è più imbarazzato che compiaciuto di fronte a tanta immeritata altrui deferenza, anche perché i momenti in cui queste mini processioni avvengono, coincidono con la fase iniziale della serata, una delle più delicate dal punto di vista dell’impostazione e delle scelte musicali da fare, compresa la messa a punto dell’impianto audio, la ricerca dell’equilibrio acustico delle casse, e via dicendo. Il musicalizador in questi frangenti si sente sotto pressione e a tutto aspirerebbe fuorché stringere mani e allargare la faccia per ricambiare e simulare sorrisi. Quindi il suo desiderio più pressante è tagliare in fretta e lasciare questi pellegrini del tango al loro destino.

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Dieta Musicalizador & Co. Prima parte

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29.3 – Dieta…, dieta cosa…? – Alla consolle – La leggenda del bravo musicalizador – Dieta…, come fare…? – Bugia o sincerità – A chi piace… a chi no – Dieta…? Mangiare di meno – Rapporto sull’energia.

Vuol dire che farò uno sforzo!
Uno sforzo…? Ma per l’amor del cielo… ci mancherebbe…!

Dieta…, dieta cosa…?

A dieta da otto settimane. Sta funzionando. Non è una vera e propria dieta. Ho solamente ridotto le quantità abituali di cibo e temporaneamente eliminato il pane… il mio adorato pane. Facile a dirsi, molto difficile a farsi. Almeno così credevo.

Alla consolle

Sono concentrato. Una manciata di minuti e si inizia. La gente sta arrivando. Sto guardando sul display la sequenza della tandas che ho scelto per questa serata. Ore e ore di pre-ascolto, in auto, in bici su e giù per le colline dietro casa. È da due settimane che ci lavoro sopra. Ho molti dubbi. C’è sempre qualche brano che non funziona, che non lega con gli altri, poco ballabile, troppo lungo. Alla prova auricolari, l’idea che ho in testa, viene spesso smontata senza appello o ripensamento.

Trovare la giusta alternanza fra tangos, valses e milongas, fra registrazioni di epoche passate e recenti, è difficilissimo…, beccare il mix adatto è più arduo che vincere un terno al lotto. Senza contare che mettere gli stessi brani noti e arcinoti non se ne può più. Lo potrebbe fare chiunque. Ci sono migliaia di brani per nulla o poco conosciuti che andrebbero sentiti uno ad uno, valutati, scartati, schedati. Un lavoro immane con tempi infiniti. Quando mi ci metto, per un’ora, due al massimo, di più non riesco, è come trovare un ago nel pagliaio: un nuovo vecchio tango da infilare in una tanda è una pepita, vale oro.

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Sono in novanta che ballano davanti a me, non tutti assieme, anche se quelli seduti che aspettano la prossima tanda non sono molti. Qualche tempo fa, ho anche messo musica per solo sedici  persone, forse capitate in quel posto per caso. Di più non ne sono arrivati. Milonga da taglio delle vene.

Questa sera non ballerò, non voglio correre il rischio che qualcosa si inceppi mentre sono lontano dalla consolle. Non ballerei rilassato e non me la godrei. E inoltre la sequenza che mi sono immaginato e che alla fine ho predisposto è di fatto una linea guida di massima, che nel corso della serata può essere modificata, integrata, sostituita. La tecnologia viene incontro ma esasperare gli automatismi non funziona. Tutto può accadere e bisogna essere preparati e pronti a cambiare, inserire, togliere, alzare o abbassare.

La leggenda del bravo musicalizador

Mi diverte sempre sentire quelli che discernono sul fatto che il vero musicalizador di tango non si prepara in anticipo la playlist della milonga, ma ha le capacità di mettere musica all’impronto, sul momento, a seconda della serata, del posto, del tipo di persone presenti, della cosiddetta energia, atmosfera, ecc. Tutte balle. (Perdonali non sanno quel che dicono).

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A tu per tu con l’odalisca

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Il carpintero e l’odalisca. 29 – Viaggio in Italia – Marco Polo – A tu per tu – Una mirada ossessiva – Di larghe vedute.

Addormentato… sul divano…
Ora tisana “benedettina”…. un po’ di miele e tanto limone…

Viaggio in Italia

Baires non è dimenticabile. Non si può dimenticare. Quest’anno niente viaggio, nessuno scalo a Barajas.
Ezeiza la porta dal cielo di Baires resterà lontana, irraggiungibile. Meglio non pensare a Baires… inutile e controproducente, ti mette in una condizione di pseudo astinenza facendo sembrare precari e stentati i momenti del giorno e della notte.

Di rado sento Giordano, il mio amico falegname di Bernal. Stranamente si è fatto prendere dal lavoro che, a suo dire, ha cominciato ad amare: – in mancanza di altro si può amare anche il proprio lavoro – così, mi ha rivelato con inconsueto disincanto, l’ultima volta che ci siamo sentiti. Una specie di seduzione posticcia, generata più dal bisogno che dal piacere.

Stento a credere, non gli credo, lo conosco, non sarebbe capace di tanto. Ha  conosciuto una persona, una donna… ecco il vero motivo, altro che lavoro. So poche cose di questa lei. È stato parco nel raccontarmi…, non è da lui: – è successo senza cercare, per pura combinazione -.
Ha annacquato la sua dedizione al tango. È evidente che questa persona non è una milonguera… altrimenti… così non sarebbe.

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Gli ho scritto alcune volte. Rare le risposte e sempre a scusarsi per non aver dato attenzione alle precedenti. Ho perso un amico, questo penso. La distanza non si riempie con le emails, gli sms, Viber, ecc. La lontananza è come il tempo: prima o poi le abitudini prevalgono, i contorni si sfaldano, restano solamente i colori mescolati fra loro, a rendere sfumata e indistinguibile ogni cosa.

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Tandas y Mujeres

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29.1 – A discrezione del musicalizador – tre tangos – zero desiderio – ostinatamente ottuso – socializzare e prendere fiato – mancanza di tempo – sei donne in più – catechismo tanguero.

Due parole.
Anche io…

Durante una serata, le tandas vengono ripetute sequenzialmente seguendo una logica che si basa sulla tradizione, sugli umori e preferenze del musicalizador, sul range di persone presenti e sul momento ritenuto più adatto per certi brani piuttosto che per altri.

L’alternanza fra i tre generi classici che si ballano: tangos, vals, e milongas è sempre a discrezione del musicalizador che salvo eccezioni si rifà scolasticamente alla tradizione.

In realtà ci sarebbe un quarto genere che comprende i “tangos nuevos o non tangos”: una galassia di contaminazioni incrociate fatta di brani che piacciono ad un numero sempre crescente di persone e che spesso vengono messi per accontentare i fans che li richiedono, con buona pace dei puristi… (che dio li abbia in gloria).

Nella miriade di regole scritte, non scritte e codici che compongono il catechismo tanguero, tutto ciò che si basa  sulla tradizione ha un ruolo preponderante. Uscire dai dettami classici è sempre un azzardo. E la tradizione dice che le serie di brani devono essere composte da 4 tangos, 3 vals, 3 milongas.
Inutile indagare su questi numeri… a che pro?

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Il tre – per definizione numero perfetto per eccellenza – si adatta perfettamente: ballare tre vals o tre milongas è sempre un piacere, libero da tensioni o preoccupazioni.

Quattro tangos…? Perché non tre tangos…?

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Vals o milonga?

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23.2 – Barrio degli italiani, dei genovesi – giornali scaduti – birra come fosse champagne – invitata a man bassa – le scarpe mi fanno impazzire – dopo il grande freddo – fermarsi fino alla chiusura.

Quando torno balliamo.
Quando…?

Secondo viaggio.
Buenos Aires non può essere presa sul serio perché non è mai uguale a se stessa. I suoi riferimenti cambiano ad una velocità superiore a quella del tempo. I suoi luoghi hanno perso la connotazione originale e sono altro: La Boca era il barrio degli italiani, dei genovesi. Pur continuando ad essere la zona franca dell’immigrazione, haora è rifugio sicuro per paraguagi ed altre genti sudamericane.

Gli immigrati, nostri ex connazionali hanno mantenuto il cognome originale di marca italiana, mentre per i nomi, sono stati adottati, per decreto o per omaggio alla nuova patria, quelli di matrice spagnola: ci sono mille Juan, nemmeno un Giovanni.

Camminando lungo Corrientes abbiamo incontrato un’edicola sui generis: in vendita solamente copie di giornali scaduti. Numeri pubblicati molti anni addietro, fino ottocento, primi novecento o in date salienti della vita e della storia di questa città: emblema e sinonimo assoluto di Argentina.

Questo paese probabilmente non esisterebbe se Baires non fosse state fondata. Baires ha la suerte dalla sua parte. Il tango, senza nulla pretendere in cambio, le ha donato il privilegio di essere la città più bella della via Lattea, perché qui c’era già tutto: per fecondare, crescere e creare.

Incantesimo o destino: come ad Atene ai tempi di Pericle, o a Firenze durante la guida di Lorenzo il Magnifico, o nella Parigi dei primi novecento all’epoca delle avanguardie storiche.

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Vedi – mi dice Hector Bossi, un milonguero di circa settant’anni ottimamente portati, impeccabile nel suo blazer blu, che tre sere fa ci ha accompagnato con la sua macchina al Club Gricel, uno dei posti sacri, laicamente parlando, della tangueria di Baires, fra Boedo e San Cristobal – negli anni quarenta y cinquenta è successo di tutto.

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