Contabilità argentina III parte

19.2 – Contabilità argentina III parte – mercatini e bancarelle – vetrinismo o cazzeggio – ricchi e presidenti – poveri e potenti – giardiniere spontaneo – decoratore di ricordi – milonguera pura – un pollo a testa.

Balli?
Ancora non so, ma ti saprò dire…

Venti sono già state impegnate. Me ne restano quattro… libere? Se voglio il tango devo approfittarne. Adesso o mai più.

Fra mercati, mercatini e bancarelle il consumo è di circa due ore al dì, una specie di prescrizione medica obbligatoria, un’immersione purificatoria imprescindibile. Dall’antiquariato vero-falso, all’usato vero, al cerebro modernariato senza latitudine, al tutto in uno: frutta, verdura, materassi, simil gioielleria, artigianato a macchina e a mano, bigiotteria, souvenir cimiteriale.

Che cosa sono il bellissimo cimitero monumentale di Recoleta e dintorni se non questo. Nel mastro mercatini va considerato a pieno titolo il vetrinismo o cazzeggio da marciapiede con scanning puntuale di ogni merce, oggetto, reliquia esposta al di là del vetro.

Prima di partire avevo altro per la testa. Un’idea fissa: una visita al Chacarita lo sterminato camposanto barocco di Baires. Alla fine il tempo è mancato e la non poca distanza da Bernal, ha fatto il resto.

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Contabilità argentina I parte

19.0 – Contabilità argentina – otto di sonno – con le scarpe in mano – stereo notturni – uno stormo di draghi – camion e flete – sonno inossidabile – pranzo e cena – rito catartico – borse strapiene.

Balli?
Forse.
Forse quando?
Forse alla fine della coda.

La giornata sta correndo, dopo il pieno di empanadas e dopo avere fatto i piatti, mi fiondo fuori sulla sdraietta, vicino alla fontana, nel cavedio di questa casa bianca. Le canne di bambù mi riparano dalla luce a picco del sole e dal suo calore. È l’ora di una breve siesta, resto in dormiveglia, tento di resistere, non voglio assopirmi.

Amedeo per fortuna chiama. È pronto uno dei caffè pomeridiani. Sorseggio facendo attenzione, accosto le lebbra ai bordi bollenti della mia mug, colma fino all’orlo, del solito acquoso caffè che mi piace bere.

Sono venuto in questo sur per fare il pieno di tango: a tutte le ore, sempre pronto con le scarpe in mano.
Tango…?

Vorrei tentare di far di conto sul mio tempo a Baires.

Le ore di sonno sono circa otto cada dia.
Fin da piccolo ho imparato a dormire senza lamentarmi anche su superfici dure, piastrelle, assi di legno, per terra sull’erba. Ciò nonostante dopo un paio di settimane e più, non mi sono abituato al nuovo materasso porteño. Sarà il caldo: è intenso anche di notte e la ventola coloniale al soffitto della mia camera, aiuta poco. Dopo alcune notti Amedeo si è deciso a mettere in funzione la climatizzazione. Non capisco perché non lo abbia fatto prima. Non glielo chiesto.

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