Nueve a uno

Capplegnami_Baires_Jardin

24.0 – La forza dell’abitudine – nivel excelente – capelli nero fuliggine – todas para vos – grandi camminate – sante o stupide – nel corridoio d’entrata – vecchie infradito ai piedi – dimentico di pagare.

Ti piomberanno addosso come lupi…
Sono contenta che mi hai scoperta…

Secondo viaggio.
Non ritorno. Se le cose stanno come mi è successo l’altra sera, dovrò pensarci.

Anni addietro esisteva la via della seta, ora a Bernal esiste la meno impegnativa, ma non meno importante, via del gelato: va dalla casa bianca dove abitiamo all’esquina in fondo alla Nueve de Julio. In quel punto si trova il nostro gelato preferito: all’acqua, solo ingredienti naturali, buonissimo…

Ogni giorno percorriamo obbligatoriamente questo tragitto, fatto di una decina di quadras. Il sistema delle strade organizzato a quadras, permette infinite varianti fra un punto di un percorso e l’altro. La forza dell’abitudine ha facilmente la meglio sulla fantasia e la voglia di cambiare. Succede che un tragitto più degli altri diventa quello standard, quello che, pur senza alcuna ragione, è usato più di sovente.

Lungo questa via al gelato, mas o meno a metà della fatica, c’è un “circulo catolico”. Da qualche giorno incollato al portale in legno massiccio del circulo, un volantino a caratteri cubitali, nero su bianco, grafica zero, stringato nello stile quanto nel messaggio: miercoles Hs 20:00 classe de tango, nivel excelente.

Capplegnami_Baires_Bernal

Passa e ripassa, leggi e rileggi, la curiosità ha la meglio: decido di andarci. Mercoledì sera all’ora stabilita mi presento. Maestro giovanissimo, si e no veinticinco años, carnagione più scura della mia, capelli nero fuliggine appena ondulati, occhi simpatici più scuri del nero di seppia, vestito modestamente e un po’ trasandato, più timido di me, non sa una parola che sia una di italiano. Io di castellano ne saprò in tutto una trentina. Ci intendiamo al volo. Venti pesos per un’ora e mezza di lezione collettiva.

Continua a leggere

I due figli

17.3 – montagna di gelato – vivere bene – taumaturgico effetto –  occhi chiari – i due figli – Robin Hood alla lontana – vate ispiratore – sentimentalismo e riflessione – fatalismo e impegno. 

Sei arrivata?

Ho sbagliato strada, sono arrivata. Balliamo?

Abbiamo lasciato il Rio. Sulla strada del ritorno Bastiano fa tappa in una delle sue gelaterie, gestita da uno dei nipoti. Una giovane cameriera, dai tratti lievemente andini, timidissima e riservata, bella e gentile ci ha portato tre maxi coppe di vetro ripiene di una montagna di morbido gelato e schegge di frutta multicolore.

Mentre ci sciogliamo di piacere gustando queste delizie, seduti comodamente all’aperto, su poltrone di vimini, all’ombra di una palma alta, larga e protettiva, Amedeo e Bastiano ne approfittano per continuare imperterriti la loro infinita conversazione. Per loro parlare affabulando equivale a vivere bene.

Tutto il corpo ne beneficia, ogni tensione è smessa, ogni carica elettrica è bandita. Si crea uno status particolare che rassicura perché un bisogno molto speciale – stare in compagnia – trova il suo compimento. Ecco, scambiarsi parole produce in molte persone questo taumaturgico effetto: la prova inconfutabile di non essere soli. La Soledad non può minacciare, non è un pericolo. Mi sforzo di partecipare al loro talk show: sorrido, annuisco, confermo.

Nel frattempo faccio altro, cambio pelle, infilandomi come un epigono nei panni del più inflazionato fra i personaggi di Robert Louis Stevenson. Da lontano osservo, attratto, la bellissima donna dei gelati. Gli occhi sono chiari, i capelli castano scuri, lisci tagliati a caschetto appena sopra le spalle. Il suo profumo inebriante è un classico: black orchid Tom Ford. È calma. Tutti la chiamano. I suoi movimenti rivelano cura e attenzione nel fare le cose, nulla di frettoloso.

Continua a leggere