Scarpe (da Tango)

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20.1 – Scarpe in pausa pranzo – in trappola dentro un condominio – una signora angelo.

Un abbraccio può far meglio di una medicina…
Gli abbracci servono sempre…

Siamo a Riobamba in pieno centro fra avenida Cordoba e Corrientes. Avevo già sperimentato in occasione di una cena a casa di Gabriela che le norme di sicurezza che regolano l’entrata e l’uscita dai condomini di Baires sono molto rigide.

Un sistema basato su logica ed efficacia che alla prova dei fatti si è rivelato pieno di falle: un colabrodo. Qualche giorno fa ho convinto Amedeo ad accompagnarmi da un rivenditore di scarpe da tango: le mie preferite. Come avrei potuto tornare da Baires senza un nuovo paio di scarpe.

Oltretutto il risparmio sul prezzo – parlo delle stesse identiche scarpe: marca e modello – rispetto all’Italia, è esattamente di due terzi. Posso capire i costi di importazione, stoccaggio, assortimento numeri, colori, e modelli…, ciononostante pagare in Italia centocinquanta euro contro i cinquantadue di qui, equivale alla metafora di una “rapina”.

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Su internet l’indirizzo di questo posto delle scarpe, è indicato al decimo piano. Sarà… – ho pensato. In effetti quando siamo arrivati a destinazione, seguendo alla lettera tutte le indicazioni di Maps sull’iPhone, ci siamo ritrovati davanti alla porta sprangata di un condominio.

Internet segnalava l’orario continuato, quindi anche se in quel momento erano le tredici in punto locali, senza alcuna esitazione, abbiamo suonato il campanello con la sigla composta dal numero e dalla lettera dell’alfabeto riferiti alla ditta di scarpe. Nessuna risposta. Di nuovo, drin… drin… Niente di niente. Cavolo che si fa? Non saremo venuti fin qua per niente?

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